Ci abbiamo messo meno di dieci minuti a piedi, camminando lentamente, non di più. Cinquecento metri, forse seicento. Marco li avrebbe bruciati in una manciata di secondi lasciando, alla curva 11, una lunga strisciata nera di gomma sull'asfalto, ma a sfrecciare davanti al suo box non è mai arrivato
Ci abbiamo messo meno di dieci minuti a piedi, camminando lentamente, non di più. Cinquecento metri, forse seicento. Marco li avrebbe bruciati in una manciata di secondi lasciando, alla curva 11, una lunga strisciata nera di gomma sull'asfalto, ma a sfrecciare davanti al suo box non è mai arrivato. Si è fermato lì. Così ieri per ricordarlo l'intero paddock, forse 4000 persone, ha ripercorso al contrario quel breve tragitto, in silenzio, ognuno con i propri pensieri. Davanti a tutti, Fausto Gresini, il volto immobile di un capo indiano, la testa china. Non se ne vuole andare Simoncelli, o forse il suo mondo non vuole lasciarlo andar via. E' una rievocazione continua, un continuo sfregare sale sulla ferita. Per questo Valentino Rossi, fino a ieri, nel luogo dell'incidente non era voluto tornare. «Avrei preferito pensare a questa curva come ad una qualsiasi del circuito. Ci arrivi, cerchi la migliore traiettoria e te la lasci alle spalle. Tutto qui».
C'è da capirlo, Vale. Per questo Colin Edwards, l'altro involontario protagonista del dramma, se ne sta in disparte, lo sguardo nascosto dagli occhiali, senza pronunciare una parola. el resto ricordare non serve, se non a rimanere schiavi dei ricordi. Una cosa che al Sic non sarebbe piaciuta. Ci sembra quasi di sentirlo, con quella sua inflessione tipica «dai, andiamo, mi sto rompendo i maroni».
Parte l'applauso, scontato, quando Gresini mette l'ultima vite alla targa e scoppia a piangere. Ma non è questa curva un luogo di lacrime: Marco un anno fa qui ha aperto la manetta del gas come se volesse strapparla. Davanti a lui c'erano solo i migliori, li aveva nel mirino. E non li avrebbe lasciati scappare per nulla al mondo, perché una settimana prima era salito sul secondo gradino del podio, in Australia, ed in Malesia era partito per vincere. Anzi, forse, poi quel Gran Premio di Sepang l'ha vinto lui. In un altro mondo, in un altro tempo. Lo sai, il Sic ultimamente andava come un treno anche a piedi – ricorda Valentino – aveva un fisico della madonna». Allora, vedete, quella gara l'ha vinta lui.
Paolo Scalera
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